Creare è resistere. Resistere è creare.

Pochi anni prima di morire Stéphane Hessel ha pubblicato un pamphlet che ha avuto un enorme successo (si parla di quattro milioni di copie in tutto il mondo), trenta pagine dal titolo evocativo “Indignatevi!” (ADD Editore 2011). Hessel chiude il suo libro con una frase, utilizzata anche da Florence Aubenas e Benasayag per il titolo di un loro libro, una frase che ha un potenza straordinaria:

“A quelli e quelle che faranno il XXI secolo, diciamo con affetto: Creare è resistere.
Resistere è creare”.

Zone temporaneamente autonome.

La speranza è una specie di pessimismo controllato, o un insieme di pessimismo e ottimismo, poiché serve l’ottimismo per produrre il carnevalesco, o il carnevale stimola atteggiamenti positivi nei confronti del mondo. Credo che questo sia un po’ quello di cui è fatto l’uomo – quel livello di complessità, la capacità di sostenere idee contrapposte nello stesso momento -, ed è qui che mi sento più a mio agio a parlare di speranza, in una zona in cui la speranza e la sua assenza si confrontano in modo dinamico.

Aspirazioni mancate e crescita del populismo.

Tutta la questione dell’ascesa di un movimento populista — dalla crescita dei partiti di destra, all’incapacità della sinistra di proporre alternative —, è legata al tema della speranza, all’orizzonte delle aspirazioni e alla loro mancanza. Dobbiamo costruire immaginari di trasformazione non saturi, in grado di spingere la politica in molte direzioni diverse.
Ma quali sono oggi le idee comuni di emancipazione in grado di rifondere speranza?