Dai sospiri nasce qualcosa*.

Credo che la speranza sia una sorta di nascita. Qualcosa che non nasce da quanto c’è stato prima, ma nonostante quello che c’è stato prima.
Di colpo qualcosa si rompe, c’è una crepa, uno sbocco di speranza, finalmente c’è qualcosa che nasce e che guarda al futuro. Ogni volta che la speranza si rinnova, a qualsiasi stadio della vita, viviamo un momento simile all’infanzia e guardando la gioia negli occhi dei migranti che sono riusciti a oltrepassare quei confini è come se l’Europa venisse al mondo.

Aspirazioni mancate e crescita del populismo.

Tutta la questione dell’ascesa di un movimento populista — dalla crescita dei partiti di destra, all’incapacità della sinistra di proporre alternative —, è legata al tema della speranza, all’orizzonte delle aspirazioni e alla loro mancanza. Dobbiamo costruire immaginari di trasformazione non saturi, in grado di spingere la politica in molte direzioni diverse.
Ma quali sono oggi le idee comuni di emancipazione in grado di rifondere speranza?

Abbiamo bisogno dei Black Bloc?

In “Rallentiamo il potere”, un testo pubblicato in questo blog, ho sostenuto la tesi che il rallentamento possa essere considerato un’idea autenticamente anticapitalista. A questa considerazione, desidero aggiungerne altre due: che il dissenso presti attenzione alla ‘varietà’ (alla molteplicità dei movimenti politici di opposizione) e alla ‘convergenza’. In modo particolare ‘imparare a convergere’ può rappresentare una nuova e potente idea se smettiamo di cercare un principio che farebbe convergere la varietà e proviamo a pensare alla convergenza come a un processo impegnativo e creativo.