

“Il mio cane è l’unico che non mi ha mai lasciato. Senza di lui non sarei qui.”
(testimonianza raccolta da una persona senza dimora nello studio condotto dalla University of Bristol, 2023)
Nel romanzo Timbuctú di Paul Auster, il cane randagio Mr. Bones accompagna il suo padrone senza dimora, Willy G. Christmas, in un viaggio segnato dalla precarietà e dall’affetto reciproco. Attraverso gli occhi del cane, Auster esplora la profonda connessione tra uomo e animale, evidenziando come, per chi vive ai margini, questo legame possa rappresentare l’unico punto fermo in un mondo instabile.
Questa narrazione letteraria riflette una realtà tangibile: per molte persone senza dimora, il proprio cane è più di un animale domestico; è un compagno, una fonte di conforto e un simbolo di speranza. Tuttavia, questa relazione spesso si scontra con barriere istituzionali e sociali, rendendo difficile l’accesso a servizi essenziali come dormitori, mense e cure veterinarie.
Negli ultimi anni, diverse ricerche sociologiche internazionali hanno evidenziato il ruolo fondamentale di questo legame. Uno studio pubblicato su Anthrozoös (2021) ha mostrato come i cani forniscano supporto emotivo, sicurezza e motivazione alle persone senza dimora, contribuendo concretamente alla loro salute mentale e al senso di dignità personale. Altri studi, come quello dell’Università di Bristol, hanno confermato che gli animali spesso rappresentano l’unico affetto stabile nella vita di chi ha perso tutto.
Eppure, in molte città italiane, la presenza di un animale può diventare motivo di esclusione: dai dormitori, dai pronto soccorso, dalla possibilità di ottenere una sistemazione. È una doppia esclusione: della persona e del suo compagno a quattro zampe.
È da questo vuoto che prende forma la seconda tappa del progetto Le Nostre Domande Frequenti. Dopo l’incontro con OIPA, ci rivolgiamo alla Lega Anti Vivisezione (LAV), una delle associazioni italiane più attive nella tutela dei diritti animali anche in contesti di vulnerabilità.
LAV ha aperto a Roma, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, un ambulatorio veterinario sociale dedicato agli animali delle persone in povertà. Ha firmato un protocollo con la Regione Piemonte per offrire assistenza continuativa a chi è seguito dai servizi sociali. Interviene in situazioni di emergenza, come durante gli sgomberi delle Vele di Scampia. E promuove da anni una cultura del rispetto del legame tra persone e animali, anche nelle situazioni più difficili.
In questo nuovo dialogo, tre persone di cui abbiamo raccontato le loro storie in Selfie Senza Fissa Dimora — Mira De Zolt, Roberto Di Maio e Elsa Marchese — che convivono con i loro cani, pongono a LAV una serie di domande nate dalla loro esperienza diretta. Raccontano città prive di presìdi, regolamenti ostili, spazi negati, ma anche proposte concrete, voglia di partecipare, desiderio di essere ascoltati. A rispondere alle loro domande sono Alessandra Ferrari, responsabile dell’area animali familiari di LAV, e Sara Leone, responsabile della sede di LAV Bari.
Le loro domande non chiedono compassione, ma alleanza. Non pretendono carità, ma riconoscimento.
Perché nessuno dovrebbe mai essere costretto a scegliere tra un tetto e l’affetto.
Questo è il secondo di una serie di incontri. Un passo in più per portare al centro del dibattito pubblico una realtà dimenticata ma urgente, che riguarda relazioni, dignità e giustizia.


Mira, Roberto e Elsa intervistano Alessandra Ferrari e Sara Leone di LAV – Lega Anti Vivisezione.
Mira De Zolt, Ravenna
Mira. In tante città non c’è un posto dove una persona che vive in strada con un cane possa ricevere informazioni o anche solo un po’ di aiuto. Secondo voi, potrebbe essere una buona idea pensare a una forma semplice di punto di ascolto, magari con altre associazioni, per dare un po’ di orientamento a chi si trova in difficoltà con il proprio animale?
Alessandra. In molte città ci sono già punti di accoglienza per le persone senza fissa dimora, anche se è difficile dire con precisione quanti e quali. Ad esempio, su Milano esiste il Centro Sammartini che è specificamente dedicato ai bisogni delle persone senza fissa dimora. Il fatto che ci siano o meno servizi nelle città dipende molto dalla richiesta sul territorio, ma in linea generale si può far riferimento al Comune o agli sportelli per l’assistenza sociale e anche alle associazioni operanti in Italia come la Comunità di Sant’Egidio, la Caritas e la Croce Rossa. Come LAV, cerchiamo di incentivare la collaborazione tra associazioni di protezione animali e umanitarie per mettere a disposizione un’assistenza a 360° che tenga conto anche delle esigenze dei cani.
Mira. Chi vive in strada non ha un posto dove lasciare il cane. E a volte, anche solo entrare in un ufficio pubblico diventa impossibile: il cane resta fuori, da solo, magari sotto il sole o al freddo. Pensate che si possa proporre ai Comuni un piccolo supporto esterno — con volontari o associazioni — per aiutare chi deve accedere a un servizio e non può separarsi dal proprio compagno a quattro zampe?
Alessandra. Se non diversamente indicato, di norma negli uffici pubblici i cani possono entrare. Come LAV siamo da sempre in prima linea sulla questione non tanto per creare un “parcheggio esterno” dove lasciare il proprio animale ma piuttosto ci battiamo affinché anche i cani possano entrare in tutti i luoghi pubblici. In passato siamo intervenuti nel dibattito per permettere l’entrata nei supermercati ai cani e questa è una questione sulla quale ci siamo sempre impegnati. Riteniamo che sia quella la strada giusta da perseguire, ovviamente garantendo sempre il rispetto della convivenza in pubblico e della sicurezza con guinzaglio e dovute accortezze.
Mira. Noi che viviamo in strada con un cane sappiamo bene quali sono i problemi veri. Voi che fate incontri pubblici e progetti con le scuole, pensate che si possa coinvolgere anche noi? Sarebbe bello poter raccontare la nostra esperienza, e cercare insieme soluzioni più vicine alla realtà che viviamo ogni giorno.
Alessandra. Nelle nostre esperienze passate e presenti, in particolar modo con la Comunità di Sant’Egidio e con la veterinaria sociale in Piemonte, ascoltiamo le persone con fragilità sociali e cerchiamo di dare loro voce, comprese le persone senza fissa dimora. Facciamo raccontare le loro storie, le intervistiamo e analizziamo insieme le loro difficoltà, riconoscendo l’importanza di avere punti di vista alternativi e per non essere sempre noi di LAV il filtro dei loro racconti. Nel futuro potrebbe essere possibile valutare di coinvolgere anche queste persone per incontri formativi nelle scuole o per incontri pubblici, restiamo in ascolto delle richieste che arrivano. Una delle azioni che abbiamo portato avanti a Roma di recente è stata portare cibo e prestazioni veterinarie alle persone senza fissa dimora nel quartiere Trastevere.



Roberto di Maio, Verona
Roberto. Ho sentito che qui a Verona, in Comune, si sta parlando della possibilità di creare un servizio per chi vive in strada con un cane. So che LAV ha una sede molto attiva in città: quali sono le iniziative che portate avanti sul territorio? E ci sono progetti pensati anche per chi è senza dimora?
Alessandra. La sede di LAV Verona è molto attiva sul territorio su diversi fronti. In particolar modo possiamo citare una convenzione con il Comune per il supporto all’assistenza delle persone che sono seguite dall’organizzazione umanitaria Opera Pia Ciccarelli e le attività dello Sportello LAV contro i maltrattamenti sugli animali grazie al quale vengono portati in salvo animali tenuti in contesti di sfruttamento e maltrattamento. Non sono attivi progetti specifici e strutturati per chi vive per strada al momento, ma le persone che fanno richiesta ricevono sempre supporto con cibo, cappottini per cani e assistenza veterinaria. Quando arrivano segnalazioni la sede di adopera affinché la persona che chiede aiuto abbia tutto ciò di cui ha bisogno insieme al suo animale.
Roberto. In altri paesi esistono ambulanze veterinarie mobili che raggiungono chi non può muoversi. Secondo voi, potrebbe essere una buona idea anche per l’Italia, dove spesso non ci sono ambulatori fissi? E vi siete mai chiesti se chi vive in strada con un cane potrebbe insegnare qualcosa a chi fa volontariato? Noi certe cose le sappiamo per esperienza: potremmo essere d’aiuto anche nella formazione di chi vuole darci una mano.
Alessandra. LAV mette e disposizione, tramite il volontariato, un servizio di trasporto verso gli ambulatori veterinari per le persone in condizione di fragilità sociale non automunite che diversamente non potrebbero portare i loro animali in visita, soprattutto laddove abbiamo attivi progetti come su Roma e in Piemonte. Abbiamo anche delle convenzioni con ambulatori dove, su richiesta, i volontari possono occuparsi di accompagnare le persone e i loro animali. Le ambulanze veterinarie che abbiamo vengono usate principalmente per situazioni di emergenza o per i tour di sterilizzazione che vengono effettuati ogni anno nel Sud Italia. Siamo disponibili ad attivarci laddove non ci siano ambulanze a disposizione, se necessario e sempre valutando la richiesta. Ogni aiuto è ben visto, solitamente la formazione ai volontari viene fatta da operatori specializzati che insegnano il corretto rapporto da avere con i propri animali nella loro gestione.
Roberto. Più volte ho pensato che chi vive in strada potrebbe aiutare anche gli altri. LAV potrebbe formarci e supportarci per diventare una specie di “sentinelle” sul territorio? Potremmo segnalare casi, orientare le persone, far girare informazioni utili. Sarebbe un modo concreto per essere parte attiva del cambiamento.
Alessandra. Assolutamente sì. Diventare un volontario e avvicinarsi ad una sede LAV è sempre possibile per mettersi in gioco e aiutare chi ne ha bisogno, animali e umani. Chi lo desidera può impegnarsi e coinvolgere le persone intorno ad impegnarsi sempre di più e meglio. Non esiste una discriminazione su chi debba farlo, tutte le esperienze possono essere prese in considerazione.

Elsa Marchese, Bari
Elsa. A Bari so che LAV è già attiva con il Comune per aiutare i gatti di strada. In passato ho fatto volontariato con voi, quindi conosco bene il vostro lavoro. Secondo voi, quali passi servirebbero per estendere questo impegno anche ai cani e alle persone senza dimora? È un percorso molto complicato?
Sara. Nella città di Bari è già attivo il pronto soccorso per i cani rinvenuti sul territorio. Sarebbe auspicabile una politica comunale e regionale anche a favore degli animali di persone senza fissa dimora e con fragilità sociali. A tal riguardo esiste una mozione regionale approvata nel 2023 con la quale la Giunta-Emiliano si è impegnata a realizzare un ospedale veterinario pubblico in ognuna delle sei province pugliesi.
Elsa. Io vivo in strada con tre cani piccoli. Non è facile. In città ci sono spazi pubblici, associazioni, perfino case vuote. Secondo voi, si potrebbe pensare — insieme a LAV e ad altre realtà — a una campagna di comunicazione che aiuti chi già lavora sul territorio a creare zone sicure dove dormire con il proprio cane, senza doverlo lasciare fuori?
Sara. Le istituzioni comunali e regionali potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nell’incentivare l’accoglienza delle persone senza dimora che vivono con animali, promuovendo un approccio più inclusivo e umano. Sarebbe auspicabile che, in collaborazione con associazioni come LAV e altre realtà del terzo settore, si sviluppasse una campagna di sensibilizzazione e informazione, volta non solo a informare l’opinione pubblica, ma anche a supportare chi già lavora sul territorio nell’individuazione di “zone sicure”: spazi protetti e attrezzati dove umani e animali possano restare insieme, soprattutto durante la notte. Questi spazi potrebbero essere allestiti in strutture pubbliche sottoutilizzate, case sfitte o anche in aree temporanee, come prefabbricati o moduli abitativi mobili.
Elsa. A volte sembra che, per chi vive in strada, nemmeno l’affetto sia un diritto. Ma per noi il legame con un cane è spesso ciò che tiene insieme la vita. Come succede nella pet therapy: anche chi ha problemi fisici o mentali trova forza in questo rapporto. Non si potrebbe pensare, insieme a LAV, a incontri pubblici — magari nelle scuole — per far capire quanto questo legame possa essere importante per tutta la società?
Sara. LAV è già attiva su questo fronte, l’impegno divulgativo e pratico sulla tutela del legame tra le persone fragili e i loro animali è un pilastro della sua attività in questi anni. La collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio a Roma e un protocollo con la Regione in Piemonte, oltre ad altre iniziative realizzate localmente, sono esempi concreti della dedizione e della passione che la nostra associazione porta in campo. Inoltre, sosteniamo la necessità della riduzione della pressione fiscale su cibo e prestazioni veterinarie e di tutto ciò diamo ampio risalto tramite i nostri canali informativi. Ci auguriamo il più ampio recepimento istituzionale di queste istanze e azioni affinché diventino sempre più capillari in tutta Italia
Le domande insieme
Mira, Roberto, Elsa. Quando si parla di animali e senza dimora, si pensa sempre ai problemi. Ma non sarebbe utile mettere in evidenza anche quello che funziona? Esistono storie, legami, piccoli esempi positivi che potrebbero diventare materiale per mostrare che vivere in strada con un cane non è solo una fragilità, ma anche una forma di cura reciproca. LAV potrebbe aiutarci a raccogliere e raccontare queste esperienze, per cambiare lo sguardo delle persone?
Alessandra. Il nostro lavoro attuale verte proprio su questo. Raccontiamo storie con regolarità e per noi è fondamentale mettere al centro il legame che esiste tra umani e animali, soprattutto in contesti di fragilità sociale. Per noi è fondamentale non dividere le famiglie e aiutarle a mantenere i propri animali in un contesto dignitoso. C’è sempre più sensibilità sul tema e questo si vede anche sulla stampa e sui media dove portiamo le storie delle persone che hanno ricevuto aiuti dall’Ambulatorio veterinario sociale LAV. Alcuni pensano automaticamente che una persona senza fissa dimora possa sfruttare a suo vantaggio l’animale, a volte può essere così, ma noi siamo ben consapevoli perché lo abbiamo visto come testimoni che il legame d’affetto che si crea per strada è profondo e reale. Aiutare quindi e non demonizzare è quello che cerchiamo di fare ogni giorno.
Mira, Roberto, Elsa. Spesso ci sentiamo trattati come invisibili, o come un problema. LAV potrebbe promuovere una campagna pubblica — insieme a noi — che racconti il valore del legame tra le persone in povertà e i loro animali, e faccia capire che anche chi è in strada ha diritto a un affetto, a una relazione, a una vita degna?
Alessandra. Tutte le attività che mettiamo in campo di quelle sopra citate, anche se non sono campagne pubbliche specifiche sulle persone senza fissa dimora, lavorano comunque sulla sensibilizzazione e sul rispetto delle fragilità sociali. Le attività sono strategiche per evidenziare il rapporto prezioso e fondamentale che si crea tra umani cani e gatti anche e soprattutto per quelle persone sole o con difficoltà di vario genere, per le quali l’animale diventa un compagno di vita di grande supporto.
Segui il progetti.
Condividi Le Nostre Domande Frequenti. Aiutaci a portare queste domande dove devono arrivare: https://www.facebook.com/LeNostreDomandeFrequenti/
Segui o aiutaci a raccontare le storie di grave marginalità adulta su Selfie Senza Fissa Dimora: https://www.facebook.com/SelfieSDF/
Lascia un commento