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Oggi, nuove circostanze stanno creando opportunità senza precedenti per rendere le città straordinarie piattaforme di condivisione. Cittadini e progettisti spinti dalla necessità economica e dalle potenzialità del digitale, stanno sperimentando nuovi e resilienti modelli progettuali per fornire cibo, lavoro, sicurezza, merci e mezzi di trasporto. Nuovi modelli che corrispondono all’invenzione di pratiche quali: car pooling, ridesharing, crowdfounding, community farms, shared housing, shared workspaces. Una moltitudine microimprese diffuse sul territorio senza intermediari aziendali uniscono reti digitali e reti territoriali collegando offerta e domanda con un limitato livello di intermediazione.
Le istituzioni possono essere tagliate fuori da questi processi o assumere il ruolo di facilitatori, promuovendo la progettazione di infrastrutture, servizi, dando incentivi, e soprattutto attraverso la semplificazione o la definizione di nuovi strumenti legislativi.
In tempi di profonda crisi del nostro modello di lavoro basato sul capitalismo famigliare, mettere al centro le città per favorire la crescita progetti di economia condivisa, può diventare fondamentale per accrescere la prosperità e la capacità di recupero del paese.
Ma quella che viene definita Sharing Economy non sempre è una reale alternativa allo sfruttamento capitalistico. Anzi spesso ne rappresenta l’ultima frontiera. Ho raccolto alcune riflessioni in un breve libro intitolato: “Possiamo considerare la Sharing Economy una reale alternativa allo sfruttamento capitalistico“, che spero possa dare un contributo al dibattito italiano e allo stimolo di una possibile progettualità condivisa.

Questo testo è l’inizio di un progetto nel quale inviterò a parlare, persone che stimo – nella scrittura, nel pensiero, nella progettazione e nella politica -, sulle responsabilità etiche e politiche che possiamo condividere, scrivendo, riflettendo e realizzando progetti che sappiano prendersi cura delle nostre comunità. Ma soprattutto, condividerò progetti provenienti da tutto il mondo, che possano far emergere nuove idee, nuove visioni ed espressioni. 

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“The Climate Book”, 100 esperti per capire cos’è il cambiamento climatico.

In questo testo desidero dire qualche parola sull’ultimo libro di Greta Thunberg The Climate Book”, un testo scritto con lo scopo di dare un solido contributo affinché le generazioni future possano vivere in un mondo migliore.

Io sono nato nel 1999, in un’epoca in cui la preoccupazione del cambiamento climatico e della possibile distruzione del genere umano sono al centro della scena mediatica, mentre per le generazioni precedenti alla mia questi rischi erano percepiti come totalmente inesistenti.

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