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Studio Kmzero: Where’d you get those?
Essere dei designer oggi è un lavoro complicato.
Implica l’obbligo di allenare la sensibilità, avere gli occhi aperti. Fare del coolhunting un rito quotidiano, ricettivi 24/7, sniffando la direzione del vento. In un qualche senso siamo macchine che assorbono, fagocitano e reintepretano stimoli – produttori di design alimentati a deadlines e caffeina.
Gli input arrivano da ovunque; c’è tutto un quotidiano training all’attenzione, l’autoimposto rito degli rss, blog da consultare in guisa di breviario, lo street style e l’estetica video-clip al posto delle vitamine.
Ma gli input arrivano anche, e soprattutto, da libri d’arte e style magazines di cui gli studi di design si cibano in maniera sconsiderata.
E se ne trovano ovunque negli studi, in pile disordinate ammonticchiati tra sala riunione e scrivanie, costellazioni di post-it e hopeful-monster mimetici. Un’inesorabile valanga, un massiccio attacco sensoriale. Dal momento dell’apertura del nostro studio abbiamo desiderato di rispondere a questo fuoco serrato di input con un nostro mag. Non una webzine, ma una vera rivista. Perché, pur arresi ormai alle necessità di una vita 2.0 con risultati da misurare col numero di amici di myspace, continuiamo a credere nel valore della pagina stampata, nelle sue qualità tattili, nel gioco della sovrapposizione degli inchiostri, nelle idee fissate sulla carta.
Crediamo nelle pubblicazioni di arte e design, nei libri pieni di idee e invenzioni, nelle pubblicazioni monotematiche da leggere, guardare e toccare con un piacere sempre nuovo. Alla fine alcuni anni fa è nata la nostra bookzine ego[n]. Qualcosa che non è nè un libro nè una rivista, ma piuttosto una specie di mostro domestico. Alimentato dall’amore per l’immagine, è cresciuto a dismisura, incompleto e ridondante allo stesso tempo. Con alcune pagine bian- che, altre stampate ad otto colori ed affollate di immagini. Per metà libro d’artista e per metà scatola delle meraviglie, ego[n] è una collezione di storie incomplete, perché fatto di mancanze, fratture e omissioni. Fare un magazine, ecco: una specie di catartico, necessario antidoto al vuoto.
Una caparbia affermazione del sé, un ego moltiplicato alla enne. Uno smisurato desiderio di donare una struttura assente alle forme scomposte dell’essere, da trasferire in inchiostri di quadricromia, registri e verniciature UV, controforme a mezzotaglio e legature a filo refe. In questo percorso abbiamo incontrato diversi grandi artisti e molti nuovi amici. Il magazine per noi è anche un laboratorio sociale, il passo necessario che va oltre gli approcci da social network e si trasforma in collaborazione fattiva, in scontro e confronto di idee. Ci siamo anche permessi una ricognizione tra i colleghi della nostra città, abbiamo scoperto inaspettate sinergie con le crew di Graffbay e Gold, abbiamo avuto modo di apprezzare la disponibilità e l’umiltà di grandi nomi della comunicazione e della grafica come Alan Fletcher, Jonathan Barnbrook, Ed Fella, KesselKramer.
Studio Kmzero è un ambiente creativo nato nel 2002 ad opera di Cosimo Lorenzo Pancini, Francesco Canovaro, Debora Manetti, per sperimentare in modo inedito graphic design, nuovi media e arti visive.
Hanno lavorato per importanti brand e clienti, quali: spot DGTamo/superEva, Dada Ringtones, Sky Sport, Zero9, Indesit, Spriters, Ermanno Scervino, ItaloBalestri, Sundek.
Hanno vinto numerosi premi quali: Ecxite Award (2001), ADCI awards (2008), Premio Web Italia, selection (2009), ADCI awards, selection (2011), GranPrix Pubblicità Italia (2011)
Il loro web site è http://www.kmzero.com
Il loro blog è: http://www.kmzero.com/blog
Il loro Facebook è: https://www.facebook.com/studiokmzero
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