
ma l'amor mio non muore
Camminare è una caduta controllata.
Sopra. “Pina”, Wim Wenders. 2011.
In ogni situazione esiste un margine di movimento, un dove possiamo andare o un cosa siamo in grado di fare. Questo margine di movimento possiamo chiamarlo “affetto”, o anche “speranza”. Affetto o speranza significano che è meglio ci concentriamo sul prossimo passo con intensità, piuttosto che ci limitiamo ad immaginare ciò che vorremmo accadesse come un bel quadretto utopistico. Per arrivare all’affettività, all’intensità, dobbiamo pensare l’affezione come qualcosa di più che un semplice sentimento personale. Per “affezione” non dobbiamo intendere “emozione”, nel senso comune della parola. Questo modo di pensare l’affezione viene principalmente dal filosofo Baruch Spinoza. Spinoza, dice che corpo è definito dalla sua capacità di provare affetti o di essere affetto, dalle capacità che si porta dietro un passo dopo l’altro. Un corpo è, ciò che è in grado di fare man mano che procede. Quando proviamo affetto per qualcosa, stiamo allo stesso tempo aprendo noi stessi a essere affetti. Facciamo un passo avanti oltre a una soglia che ci permette di osservare le cose da un nuovo punto di vista dato da un cambiamento delle nostre capacità. La carica affettiva di un corpo non è mai predeterminata, cambia costantemente a seconda delle circostanze: sale e scende come una marea, si alza e s’increspa come un’onda, talvolta si adagia sul fondo. C’è come una popolazione, uno sciame di potenziali modi di provare affetto e di essere affetti che ci segue man mano che ci muoviamo. Chiamiamo libertà quel vago senso di potenzialità e lo difendiamo fieramente. Tuttavia anche se siamo consapevoli dell’esistenza di questo potenziale, è come se fosse sempre fuori dalla nostra portata, perché esso non è veramente lì, o meglio è lì solo virtualmente.
Ma allora come possiamo accedere a una dose maggiore di quel potenziale? Avere più potenziale a disposizione renderebbe la nostra vita più intensa, ci renderebbe meno schiavi delle situazioni, potremo sperimentare un maggiore grado di libertà, un più ampio margine di manovra.
Spinoza dice che l’unico modo che abbiamo per accedere a quel potenziale è ampliare il nostro registro emozionale. È una questione di apertura alle situazioni e di come siamo in grado di vivere tale apertura. Il modo in cui viviamo non è mai interamente personale, non è mai contenuto interamente nelle nostre emozioni e nei nostri pensieri coscienti. Non riguarda soltanto noi. Nell’affettività non siamo mai soli. Gli affetti sono dei modi per entrare in relazione con gli altri e con le situazioni. Sono la nostra partecipazione all’interno di processi più grandi di noi. Un’affettività più intensa porta con sé una forte sensazione d’inserimento – un grado più elevato di appartenenza. Questo carico affettivo non va giudicato, va valutato come il potenziale che si esprime in quella data situazione. In questo potenziale c’è sempre un atto etico dal momento che condiziona dove le persone vogliono andare e cosa vogliono fare di conseguenza. Inoltre, questo potenziale ci dice in che modo riusciamo ad abitare l’insicurezza. Esprime la nostra capacità di transitare, avanzare nella vita affrontando le costrizioni. Ci dice che camminare è sempre una caduta controllata.
“Camminare è una caduta controllata” fa parte del progetto “Ma l’amor mio non muore. Possiamo trasformare la speranza in una politica rivoluzionaria?”, pubblicato su queste pagine e in forma più completa su Medium.
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