
ma l'amor mio non muore
È esplosa la rabbia.
È esplosa la rabbia. Una rabbia che forza la situazione all’attenzione, che forza uno stato di cose immobile, facendo esplodere un’intensità troppo estrema per essere espressa solo con le parole.
In questo senso dalla rabbia può emergere qualcosa di positivo — una riconfigurazione. Facciamo sempre un calcolo o diamo sempre un giudizio al modo in cui rispondiamo a uno scoppio di rabbia. Ma non si tratta di un giudizio nel senso che abbiamo passato in rassegna tutte le possibilità e ci abbiamo riflettuto bene — non ne abbiamo avuto il tempo. Con la rabbia il giudizio diventa istantaneo, siamo trascinati all’interno di ciò che accade. La risposta alla rabbia è altrettanto gestuale quanto lo scoppio di rabbia stesso. Anche se ci tratteniamo dal fare un gesto, quella rinuncia diventa di per sé un gesto. Uno scoppio di rabbia ha diversi esiti e dà origine a un’immediata compresenza di opposti — ci potremmo muovere verso la pace o verso la violenza, potrebbe rompersi un rapporto, potrebbe andare in pezzi ciò che ritenevamo indistruttibile.
Si viene a creare come un “pensiero nel corpo”, attraverso una valutazione istantanea delle potenziali direzioni e degli esisti, non separata dall’espressione immediata e fisica. Il filosofo Charles Sanders Peirce utilizzava una parola per indicare il pensiero che è ancora nascosto in una sensazione corporea, quando entra nell’azione, ma prima che sia in grado di articolarsi sotto forma di riflessione conscia.
Lo chiamava “abduzione”.
In questo periodo, mi sembra che la rabbia si accompagni a una sensazione di vitalità, di vivacità o a un’esperienza di vita. Sentirsi vivi è molto più avvincente che giungere a conclusioni “corrette”, o valutare gli esiti, o a portare dei risultati. Potrebbe forzarci a trovare un margine, una mossa che non sapevamo di avere, che non avevamo pensato di fare. Potrebbe trasformarci, espanderci.
In mezzo a tanta tristezza, potrebbe farci sentire nuovamente vivi.
“È esplosa la rabbia” fa parte del progetto “Ma l’amor mio non muore. Possiamo trasformare la speranza in una politica rivoluzionaria?”, pubblicato su queste pagine e in forma più completa su Medium.
Dopo la rabbia, è necessario spurgare il veleno, se restasse dentro potrebbe uccidere. Critica e autocritica, ma prima o poi bisogna smettere di ruminare col pensiero – più facile a dirsi che a farsi – e voltare pagina.
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