s'entrevoir

Strange Case of Dr Jekyll and Mrs Hyde. Intervista a Marco Molteni e Margherita Monguzzi.

Mario Flavio Benini – Una domanda che ho sempre voluto farvi. Chi di voi è Jekyll e chi è Hyde?
jekyll & hyde – jekyll & hyde sono la stessa persona, secondo noi in ogni designer c’è un po’ di tutti e due. Per fare questo lavoro servono sia un metodo rigoroso, razionale e meditato, sia un approccio più emotivo, giocoso e irriverente. Tu con chi preferisci parlare?

MFB – Come descrivereste il vostro approccio al design? Come nascono i vostri progetti?
j&h – Ci occupiamo di diversi ambiti della comunicazione visiva, dal type design alla brand identity, dall’editoria al web design e lo facciamo per tipologie di clienti differenti, cercando sempre di progettare qualcosa di realmente distintivo per ognuno di loro. Tentiamo sempre di trovare un equilibrio tra ciò che è bello e ciò che è giusto. Per ogni progetto dedichiamo molto del tempo che abbiamo a disposizione alla ricerca, in questa prima fase ci piace conoscere a fondo le tematiche che stiamo trattando, raccogliere materiale e informazioni, fare bozzetti e prove. Il nostro desiderio è che l’estetica finale, sia in funzione del messaggio da comunicare, del concetto che è alla base del progetto. Poi ci piace giocare anche con il processo nella definizione del risultato finale. Insomma in quello che facciamo molto poco è lasciato al semplice gusto personale.

MFB – Il lavoro dei designer e l’informazione dei e per i designer sono ormai passati quasi totalmente on-line. Quanto influenza il digitale il vostro modo di lavorare?
j&h – Abbiamo iniziato a fare questo mestiere in modo analogico e quindi siamo consapevoli delle enormi potenzialità che abbiamo raggiunto oggi, ma il modo di progettare, il metodo, resta sempre lo stesso. Il digitale oggi ha reso il nostro lavoro più facile e veloce, il rischio però è di fermarsi sulla superficie delle cose, di non cercare in profondità ma di accontentarsi dei primi risultati ottenuti.

MFB – In questo momento cosa vi affascina di più nel vostro lavoro?
j&h – La cosa che più ci affascina da sempre sono i progetti del passato che sembrano fatti oggi, progetti senza tempo che appartengono a ogni tempo. Mentre nel quotidiano, guardiamo con ammirazione quei designer che riescono a realizzare i loro progetti con uno stile e un linguaggio sempre diversi.

MFB – Qual’è il miglior consiglio che vi hanno dato?
j&h – Non ci viene in mente un consiglio preciso che ci hanno dato, ma ci vengono in mente frasi, citazioni che magari erano destinati ad altri ma in qualche modo abbiamo fatto nostre. Siamo curiosi e ci interessiamo di molte cose, troviamo spunti, suggerimenti, “consigli” in posti differenti: in un fumetto, in un’intervista a un vecchio bluesman, nel finale di un film, nella didascalia di un’opera d’arte, …

MFB – “See nothing” è il terzo numero del vostro magazine, questa volta l’avete realizzato in digitale. Avete invitato, amici grafici, illustratori, fotografi, designer a dire la loro sul tema della non visibilità. Perché un invito a interrogarsi su questo tema?
j&h – Siamo convinti che questo sia un mestiere che si impara facendo, ci siamo quindi creati anche un occasione in più per crescere professionalmente, uno spazio di sperimentazione che si chiama see nothing, nel nostro sito c’è una sezione che raccoglie alcuni progetti realizzati dal 2000 a oggi. See nothing è un’indagine su tutto quello che riguarda la non visibilità, il ribaltamento tra figura e sfondo, la decostruzione e la disattesa dei cliché visivi, l’utilizzo insolito dei codici socialmente condivisi, praticamente è una ricerca sul contrario di quello che siamo chiamati a fare abitualmente e quindi ci ha naturalmente costretto a cercare nuove soluzioni e nuovi linguaggi. È un tema “democratico” che può essere sviluppato, interpretato e letto in molti modi, per questo con il volume see nothing volume due e con il digital magazine see nothing volume tre, abbiamo cercato il punto di vista di altri professionisti della comunicazione, ma anche di un semiologo e di un filosofo.

Scripta manent from jekyll & hyde on Vimeo.

jekyll & hyde è uno studio di graphic design e comunicazione visiva fondato nel 1996 a Milano, da Marco Molteni e Margherita Monguzzi. Lo studio lavora per aziende italiane e multinazionali, in diversi ambiti: dal design allo sport, dalla tecnologia all’arte contemporanea, dalla musica all’abbigliamento.
Marco Molteni e Margherita Monguzzi hanno insegnato alla SPD Scuola Politecnica di Design, al Politecnico di Milano e allo IUAV di San Marino.
jekyll & hyde ha ricevuto numerose segnalazioni e riconoscimenti: 2007, segnalazione all’esposizione The New Italian Design – Il paesaggio mobile del nuovo design italiano at Triennale di Milano; 2008, The Icograda Design Awards at the 19th International Biennial of Graphic Design Brno, nel 2009, menzione spaciale al ReBrand 100® Global Awards; 2010, bronze award per Art Directors Club Italiano per la categoria “below the line” category; 2012, bronze award per Art Directors Club Italiano per la categoria “editorial design”; 2014, certificato di eccellenza per International Society of Typographic Designer per la categoria “exhibition design/signage systems”.

Internet.
Il loro web site: è www.jeh.it
Il loro Facebook è: www.facebook.com/www.jeh.it
Il link per scaricare l’app see nothing volume due è: https://itunes.apple.com/us/app/see-nothing-tre/id848192874?l=it&ls=1&mt=8

Discussione

Lascia un commento