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Cooking comics. Gli Stati Uniti.

Il Giappone ha aperto la strada inventando un genere, i ryôri manga, o manga di cucina come “Yakitate!! Jap-Pan”, “Kami no Shizuku”, “Bambino!” sono diventati tra i manga di maggior successo tra i Seinen (giovani-adulti) e i Shōnen (ragazzi che vanno dall’età scolare alla maggiore età). L’impollinazione interculturale, che è parte integrante della storia del fumetto, ha portato in Francia, in seguito alla pubblicazione di “Les Gouttes de Dieu” di Shin Kibayashi, Glénat 2008 (“Kami no Shizuku”) a far nascere una moltitudine di magnifici nuovi esperimenti di ‘bande dessinée’ di cucina come, “Les ignorants: Récit d’une initiation croisée” di Étienne Davodeau o “En cuisine avec Alain Passard” di Christophe Blain o il blog di cucina di Guillaume LongA boire et à manger“.
Anche negli Stati Uniti la pubblicazione di alcune serie Giapponesi come “Oishinbo” di Tetsu Kariya (Viz Communication) e di “What did You Eat Yesterday?” di “Kinou Nai Tabeta” ha aperto una nuova strada nella pubblicazione di albi e web comics. Tra i molti, i miei preferiti ci sono l’adventure/cooking mashup, “Rutabaga: Adventure Chef” di Eric Colossal e l’antologia nata nel 2012 su Kickstarter, “Digestate: a food and eating themed anthology” curata da JT Yost.

Eric Colossal aka Eric Feurstein durante il giorno lavora in una compagnia di videogame di New York mentre di sera e durante i fine settimana disegna fumetti. “Rutabaga: Adventure Chef” è il suo primo libro appena pubblicato da Amulet Books (una divisione dedicata agli young adults della Abrams, editore di bestseller come “Diary of a Wimpy Kid”).

È la storia di “Rutabaga” (rapa svedese), un “Adventure chef” e di un gruppo di amici, Winn, Manny e Beef che accompagnano il protagonista in un viaggio alla ricerca di nuovi ingredienti da cucinare. “Rutabaga” è un piccolo Indiana Jones inseparabile da un enorme zaino-cucina-dispensa e da una pentola magica. Colossal ambienta il comics in uno scenario simile a quello degli action-adventure, un mondo medievale da esplorare popolato da draghi, cavalieri, taverne, re, zucche stregate, nel quale il protagonista con l’ausilio di alcuni ‘tool’ (quelli contenuti nello zaino-dispensa) è chiamato a superare divertenti prove mettendo in moto abilità e fantasia. Nella storia si avanza come in un videogame, “Rutabaga” non è un guerriero o un mago, è un cuoco, e in ogni episodio deve scoprire nuovi ingredienti per realizzare ricette-mash-up altamente creative, rielaborando e ricombinando i materiali che incontra negli scenari: dallo “Stuffed Koraknis Spinwheels!” (involtini di drago) all”Adventure’s Snack-Sack” (una specie tacos ripieno carne, cipolle e spezie); dal ”Rutabaga Perfetct Potion!” un bibita fatta con succo di anguria, succo di mela e mentine alla cannella, al “King Head Squash Soup” (zuppa fatta con una particolare zucca dalla forma di testa di Re).
Anche i disegni di Colossal, ricordano quelli un video game, un tratto marcato e figure semplici, che corrispondono alla necessità di far passare la storia da un registro narrativo ad uno operativo. Ad esempio quando “Rutabaga” deve cucinare, Colossal sfrutta la forma grafica per saltare repentinamente dalla narrazione alla descrizione della ricetta che viene presentata nel più classico dei modi: l’elenco degli ingredienti e la sequenza di preparazione suddivisa in passi numerati.

Digestate: a food and eating themed anthology” (Birdcage Bottom Books 2012) è un’antologia di 300 pagine curata da JT Yost che raccoglie 55 storie autobiografiche di artisti indipendenti che raccontano le loro idee sul cibo e sul magiare.
“Digestate” è un uno dei tanti comics indi finanziati attraverso Kickstarter.
Kickstarter è una piattaforma web di crowdfunding lanciata nel 2009 e subito definita TIME come una delle migliori invenzioni del 2010. Permette a chiunque di “supportare” progetti creativi attraverso un finanziamento diretto e nel giro di pochi anni si contraddistinta come uno più importanti canali per l’autoproduzione di graphic novel.
Per capire l’impatto di Kickstarter sui comics americani basta vedere il volume di finanziamenti erogati ai progetti nel corso del 2014: 825 progetti avviati per un totale di 9,7 milioni dollari investiti (nel 2013 i progetti avviati erano stati 1.401 per un totale di 12,5 milioni di dollari investiti). Un altro dato importante per capire il fenomeno è che i progetti di comics presentati da artisti indi hanno un tasso di successo del 52% – i comics vengono subito dopo la danza (70%), il teatro (64%), e la musica (55%).

L’idea di “Digestate” è interessante. Se c’è qualcosa che ho imparato leggendo i libri dello chef, giornalista Anthony Bourdain, è che il cibo è identità, cultura, costume, affari, sessualità, tempo libero, politica, quindi anche i comics possono senz’altro essere un interessante strumento per riflettere sul rapporto tra il cibo e la cultura di un paese (tra l’altro Anthony Bourdain con Joel Rose e Langdon Foss è l’autore di “Get Jiro” un fumetto pubblicato da Vertigo nel 2012, dove in una futura Los Angeles ossessionata dal cibo, uno chef regna come signore del crimine).
L’antologia di JT Yost raggruppa il lavoro di autori come Box Brown, James Kochalka, Renee French, Victor Kerlow, Jeffrey Brown, Marc Campana, Kevin CannonDanny Hellman, Sam Henderson, Josh Burggraf, Sophia Wiedeman, Paul HoppeCM Butzer, Victor Kerlow, John Kerschbaum, Dan Piraro, Jess Ruliffson, Ben Snakepit e molti altri, in due grandi temi che spesso rappresentano anche una scelta di vita: essere carnivori o vegetariani?

Temi entrati dibattito americano attraverso filosofi come Peter Singer, che nel 2009 ha pubblicato “Animal Liberation: A New Ethics for our Treatment of Animals”, Random House, 1975 (“Liberazione animale”, Arnoldo Mondadori Editore 1991) un testo che alla base della filosofia antispecista e che indaga il problema etico del mangiare carne. Singer scrive:

“Se il possesso di un superiore livello di intelligenza non autorizza un umano ad utilizzarne un altro per i suoi fini, come può autorizzare un umano a sfruttare i non umani per lo stesso scopo?”

O attraverso scrittori come Jonathan Safran Foer, “Eating Animals”, Little Brown and Company 2009 (“Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?”), o ancora per l’attivismo di giornalisti come Michael Pollan che con alcuni libri di grande successo come: “The Omnivore’s Dilemma”, Bloomsbury Paperbacks 2006 (“Il dilemma dell’onnivoro”, Adelphi 2008) “In Defense of Food: An Eater’s Manifesto”, Penguin Press 2008 (“In difesa del cibo”, Adelphi 2009) e “Food Rules: An Eater’s Manual”, Penguin Press 2009 (“Breviario di resistenza alimentare. 64 regole per mangiare bene” BUR 2011), entra nel dibattito tra carnivori, vegetariani e vegani proponendo una ‘terza via’, quella del ‘carnivoro consapevole’ delle proprie scelte: “Mangio carne ottenuta solo da produzioni sostenibili e umane. Al massimo una/due volte a settimana”.
Nel “dilemma dell’onnivoro”, libro che ha avuto il grande pregio di diffondere negli Stati Uniti l’attenzione al cibo locale, Pollan scrive.

“L’atto del mangiare ci mette di fronte a ciò che ci unisce e ci divide dagli altri animali. La catena alimentare industriale, ed è forse il suo aspetto più triste e preoccupante, occulta sistematicamente queste relazioni. Passare dal pollo al Mac Pollo è un viaggio nell’oblio che non potrebbe essere più dispendioso, in termini di sofferenza animale e del nostro stesso piacere. Ma l’industria alimentare conta proprio sulla dimenticanza, e prima ancora sulla nostra ignoranza, perché se potessimo guardare oltre i recinti degli allevamenti intensivi cambieremmo sicuramente la nostra dieta”.

L’aver polarizzato le quasi 300 pagine che compongono “Digestate” sul tema carnivori/vegetariani, ha reso le “foodtropectives” degli autori eccessivamente ripetitive. Probabilmente una maggiore selezione delle storie avrebbe permesso di mantenere la diversità di prospettive, eliminando i racconti troppo simili.
In ogni caso ci sono alcuni lavori particolarmente degni di interesse. Ad esempio “Slaughterhouse Stories” di JT Yost, che racconta con uno stile giornalistico, la vita di un lavoratore in un mattatoio (per la scelta della storia Yost si è avvalso della collaborazione di Gail Eisnitz, autore di “Slaughterhouse: The Shocking Story of Greed, Neglect, And Inhumane Treatment Inside the U.S. Meat Industry”, Prometheus Books 2006, che gli ha inviato numerose testimonianze di lavoratori americani). Yost, sceglie di non inserisce dialoghi nel comics, ma di raccontare la storia attraverso le parole del protagonista, mettendo in rilievo da un lato le sofferenze degli animali, dall’altro i rischi alimentari per l’uomo.
Nate Doyle con “Fug It” realizza un racconto divertente prendendosi gioco degli eccessi del veganismo.
Noah Van Sciver, racconta gli effetti nefasti che possono accadere mangiando “3 Bowls of Raisin Bran”.
Alex Robinson, uno degli autori più interessanti di questa generazione, ha contribuito all’antologia con “Peanut Butter Kid”, in cui racconta con ironia la sua avversione per la maggior parte dei prodotti alimentari.

Cooking comics come “Kinou Nai Tabeta” (“What did You Eat Yesterday?”) di Fumi Yoshinaga o “En cuisine avec Alain Passard”, di Christophe Blain sono ancora piuttosto scarsi negli Stati Uniti.
L’eccezione è “Relish: My Life in the Kitchen” (First Second 2013) di Lucy Knisley  (Acquolina. La mia vita tra i fornelli, Rizzoli Lizard 2014) ) un diario gastronomico che intreccia storie e aneddoti della vita dell’autrice con ricette illustrate.

Lucy Knisley è un’illustratrice e fumettista New York, si è fatta conoscere dal pubblico americano attraverso il suo diario online “Stop Paying Attention” e attraverso graphic novel come “French Milk” (Touchstone Books 2008), un divertente racconto autobiografico (realizzato con disegni e fotografie) di sei settimane trascorse in compagnia di sua madre, tra le strade tortuose, musei, caffè, cucina incredibile, parchi e un piccolo appartamento nel quinto arrondissement Parigi.
Ma con “Relish” la Knisley è notevolmente maturata come artista, narratrice e scrittrice. Qui tesse la storia della sua vita, le case in cui ha vissuto, i viaggi, la famiglia, il raggiungimento della maggiore età e il crescente amore per il cibo, dalla haute cuisine ai Pixy Stix.
Nelle prime pagine del libro la Knisley scrive.

“Come lavora a vostra memoria? Quali sono ricordi più vividi?
Mi piace pensare di avere un buona memoria, in particolare per le storie. Amo raccontarle, amor ricordare come sono andate le cose. I ricordi più vividi non smettono mai di solleticare il mio cervello con il sapore che avevano le cose. Per me è stata una fortuna crescere tra cuochi e pasticceri, buongustai e critici culinari. Tra pranzi e cene indimenticabili. La memoria si è sviluppata insieme al palato e si sono aggiunti alle fotografie che mi ritraggono da bambina mentre mangio in compagnia. (…) Il libro che state leggendo è un raccolta delle mie storie preferite, farcite dai ricordi gustativi che hanno contribuito a disegnarle nella mia mente anni fa. Spero che il vostro appetito si risvegli, aiutandovi a ricordare le volte in cui avete assaggiato qualcosa che via ha fatto diventare chi siete”.

La Knisley è figlia di una chef e di un padre, di uno zio e di una nonna appassionati di cucina. Nella sua famiglia cucinare è un mezzo per esprimersi, raccontare stati d’animo, un modo d’interpretare la vita. Mangiare al ristorante un rituale quasi sacro, sedere a tavola con amici e persone care un’esperienza di condivisione.
I ricordi dell’infanzia dell’autrice sono imprescindibili da sapori, odori, dalle consistenze dei cibi che hanno contribuito a farla diventare ciò che è. Per lei la bella stagione ha il profumo caldo e avvolgente delle fragole messe a bollire da sua madre per farne marmellata; i momenti burrascosi sono associati alle teglie di biscotti messi a cuocere in forno alla ricerca di consolazione; il caldo estivo richiama alla mente gli squisiti croissant alla marmellata assaggiati durante la sua permanenza a Venezia.
Negli Stati Uniti i racconti autobiografici che uniscono cibo e vita famigliare sono piuttosto diffusi. Tra i tanti forse l’esempio più significativo è quello del blog Orangette di Molly Winzenberg, autrice del libro “A Homemade Life: Stories and Recipes from My Kitchen Table”, Simon & Schuster 2010 (“La mia vita fatta in casa”, Mondadori 2014), ma con “Relish” la Knisley si inventa una strada nuova, se dovessimo descrive il suo libro usando una metafora, potremmo dire che “Relish” è come “Toast: The Story of a Boy’s Hunger” la storia dell’infanzia e dell’adolescenza di Nigel Slater (uno dei più noti food writer britannici), ridisegnata da Lena Dunham e da Wes Anderson.
Il libro della Knisley è una collezione di autentici ricordi d’infanzia, in stile Hergé (quello di Tintin) con una prosa fresca, innocente e spontanea.

“Mangiare ostriche”, dice ricordando quando zio Peter gliele aveva fatte assaggiare “è come mandare giù del metallo liquido freddo, lo stesso sapore nella mia immaginazione che doveva avere il robot T-1000 di Terminator, ma più salato”.

Per chi ha un minimo di dimestichezza con la cucina, è probabile le ricette della è Knisley appaiano un po’ scontate: il pesto, i biscotti, la sangria, la carbonara, gli huevos rancheros. Eppure, il racconto della Knisley riesce a comunicare a tutti che il mangiare, al di la della routine, può e deve essere, un momento di gioia e di condivisione. E la gioia che riusciamo a trovare nel comics della Knisley, è la gioia che sentiamo nel ricordarci che il cibo è un’esperienza di vita straordinaria che ci àncora sempre ad un luogo, a un tempo e a delle persone.

Eric Colossal
Il sito internet: http://rutabagacomic.com
Twitter https://twitter.com/ericcolossal

IT Yost
Il sito internet: http://www.birdcagebottombooks.com
Facebook: http://on.fb.me/1ah9r7g
Twitter: https://twitter.com/BirdcageBottom
Intervista: J.T. Yost Discusses New Food-Based Anthology di Aaron Long: http://bit.ly/1IGrf7g
Il progetto su Kickstarter: http://kck.st/1DGWeSG
L’impatto di Kickstarter sui comics americani: “Publishing Thrived on Kickstarter in 2014” di Calvin Reid: http://bit.ly/1agFZyc

Lucy Knisley
Il sito internet: http://www.lucyknisley.com
Facebook: http://on.fb.me/1DgjXag
Twitter: https://twitter.com/lucyknisley
Instagram: https://instagram.com/lucyknisley/
Tumblr: http://lucyknisley.tumblr.com
Intervista su Slate: “Food, Comics, and Live Octopus: A Conversation with Lucy Knisley” di Alex Heimbach: http://slate.me/1DgkwRv
Intervista New York Comic Con (YouTube): https://youtu.be/JlH31fR1M-Q

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